“The imminent return of the Lord Jesus”

† “The imminent return of the Lord Jesus” † The Blog deals with the Parousia announced as imminent in the New Testament but never occurred, other missed prophecies and more... The great Christian Promise has not been kept. The “truth” about Jesus and Christianity. This is a religious website.

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P. Gemelli visitò veramente p. Pio † Fr. Gemelli really examined padre Pio of Pietrelcina

 

 

In risposta a un quesito postomi da un frate francescano, in questo Post, anziché scrivere di Nuovo Testamento, mi occuperò brevemente del controverso rapporto tra p. Pio da Pietrelcina e p. Agostino Gemelli

P. Gemelli visitò per la prima volta p. Pio nel 1919, come risulta da una sua relazione dattiloscritta (con correzioni autografe) al Sant'Uffizio, datata 6 aprile 1926 e intitolata “Osservazioni sullo scritto : Per amore di verità : Impressioni e deduzioni scientifiche sul Padre Pio da Pietralcina del dottor Giorgio Festa”. Gli spazi prima dei due punti, le sottolineature e l'errore nella scrittura del toponimo Pietrelcina appaiono nel dattiloscritto originale, che si può leggere nell'Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede, Fondo della Sacra Congregazione del Sant'Uffizio - Padre Pio da Pietrelcina - Prot. 255/1919, VIII, 131; tale relazione è stata pubblicata anche in un e-book che potete facilmente acquistare online: Agostino Gemelli, Contro Padre Pio, Vol. 11 di “Minima/Volti”, Mimesis Edizioni, Milano-Udine 2010, pp. 11-21.


Padre Pio da Pietrelcina in un'immagine del 1919
P. Pio da Pietrelcina in un'immagine del 1919.

In questa relazione il Gemelli attacca sin dalle prime righe lo scritto di Giorgio Festa in difesa di p. Pio, evidenziando chelo scritto del dottor G. Festa ha scarso valore scientifico ed è imbevuto di tanta passionalità così che male si presta ad un esame critico e ad una eventuale risposta”.

Poi racconta che “nel 1919, essendo di passaggio, per ragioni di servizio militare, a Foggia, inviato colà dal Ministero della Guerra per compiervi una inchiesta segreta, anche allo scopo di deviare la attenzione degli interessati sulle ragioni del mio viaggio, mi recai a S. Giovanni Rotondo, accompagnato dal segretario dell’allora Vescovo di Foggia”. L'incontro con p. Pio non fu affatto fugace, come molti erroneamente ritengono, perché p. Gemelli soggiornò nel convento del Gargano per due giorni: “Mi trattenni due giorni a San Giovanni Rotondo, ospite del Convento dei Cappuccini. Ebbi modo di vedere più volte il Padre Pio e di conversare assai a lungo con lui.

Conversai pure a lungo con l’ex Provinciale, Padre Benedetto, il quale era il tutore, per dir così, del Padre Pio. Esaminai anche le piaghe del Padre Pio, che mi furono mostrate, con grande compiacimento, dal Padre Benedetto e con un certo apparato scenico”.

P. Pio aprì il suo cuore al francescano milanese, che aveva finto di essere convinto della sua santità e dei suoi doni soprannaturali: “Il Padre Pio finì per aprirsi con molta confidenza con me, e mi diede elementi preziosi grazie ai quali potei farmi un netto giudizio”.

Il Gemelli riferì le conclusioni del suo esame al vescovo di Foggia e successivamente le inviò al S. Uffizio.

Alcune righe dopo quelle citate sopra, p. Gemelli stronca decisamente la diceria, divulgata dal dottor G. Festa e da molti altri devoti di p. Pio, secondo la quale egli non avrebbe mai esaminato le stigmate di p. Pio: “Accenno a questi particolari per mostrare che il presupposto dal quale parte il dott. Festa nella sua critica (che cioè non mi fu permesso di esaminare il Padre Pio) è falso”.

Arriviamo finalmente al brano più importante della suddetta relazione, ovverosia al meticoloso resoconto della visita accurata che il Gemelli (esperto studioso dei militari autolesionisti) effettuò delle lesioni presenti sul corpo di p. Pio: 

Passiamo all’esame delle piaghe.

Rilevo alcuni fatti.

Le piaghe del dorso della mano e del cavo della mano, della grandezza di un soldo del vecchio conio, sono di un colore strano, difficile a definirsi; nessuna piaga naturale ha tale colore; onde immediatamente mi è sorto il sospetto che esse fossero trattate con sostanze chimiche; forse con più di una; il fondo della piaga non presenta alcuna di quelle vegetazioni che servono alla guarigione di esse; i margini sono netti, ingrossati, spessiti; le piaghe hanno una netta forma rotonda: si ha l’impressione che il derma tenti di continuare a invadere la piaga come per chiuderla, per ripararla, ma che il fondo della piaga è tenuto aperto.

Certo queste non sono piaghe a decorso comune. Chi ha pratica di medicina legale e soprattutto dell’infinita varietà di piaghe che, durante la guerra, hanno presentato i soldati autolesionisti, non può sottrarsi al giudizio che si tratti di piaghe dovute alla erosione praticata mediante caustici. Il fondo delle piaghe, la forma di esse è in tutto simile alle piaghe osservate in soldati che se le erano procurate con l’azione di sostanze chimiche. In tale senso depone soprattutto il colore del fondo, la forma dei margini, il loro ispessimento, ecc. È noto poi che è possibile tenere aperte delle piaghe anche per anni.

Il fatto che le piaghe del Padre Pio sono, come dice il Festa, sterili ossia non presentano punti di suppurazione, depone per questo artificiale trattamento. Osservo poi che mentre le piaghe delle mani sono relativamente profonde, quelle dei piedi sono molto superficiali e sono quasi invisibili alle piante dei piedi. La croce poi del costato è rovesciata e i piani ne sono inclinati. Note osservazioni di autolesioni osservate da autori di medicina legale ricordano queste lesioni del costato; per la direzione della lesione, anzi delle due lesioni incrociate questa piaga del costato assomiglia stranamente a certe autolesioni descritte nei manuali; tale direzione si spiega con la difficoltà di produrre lesioni in altro senso. Inoltre qui non si tratta di vere piaghe ma piuttosto di profonde graffiature.

Dall’esame adunque delle lesioni del Padre Pio sorge il legittimo sospetto che si tratti di caratteristiche e note autolesioni”.

Un esame clinico così particolareggiato non può essere frutto della fantasia di questo celebre medico o costituire una testimonianza de relato: p. Agostino Gemelli vide veramente e personalmente le piaghe di p. Pio da Pietrelcina. Le conclusioni cui pervenne il Gemelli confermano pienamente ed esattamente quanto provato da altri documenti inerenti all'eziopatogenesi delle asserite stigmate (v., anche per sorridere un po', il paragrafo I, intitolato “Il piccolo chimico”, del capitolo quarto del noto libro di Sergio Luzzatto, Padre Pio. Miracoli e politica nell'Italia del Novecento, Einaudi, Torino 2007, pp. 126-132).

Le conclusioni che p. Gemelli trae dall'esame psicologico del cappuccino di Pietrelcina sono nette e inesorabili: “Si tratta di un soggetto a intelligenza ben limitata; il Padre Pio presenta le note caratteristiche di una deficienza mentale di grado notevole con conseguente restringimento del campo della coscienza”.

A detta di alcuni testimoni, p. Pio incontrò p. Gemelli anche in seguito, e precisamente il mattino del 19 aprile 1920, ma non gli avrebbe permesso di ispezionare le stigmate perché il Gemelli non era provvisto di un'autorizzazione scritta, sebbene non sia per nulla certo che, durante il breve colloquio che sicuramente ebbe luogo, il francescano milanese abbia chiesto al controverso frate cappuccino di esaminare ancora le stigmate (v. Gerardo di Flumeri, Il Beato Padre Pio da Pietrelcina, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo (Fg) 2001, pp. 452-462 e cfr. Renzo Allegri, La passione di Padre Pio, Mondadori, Milano 2015, pp. 109-119).

 

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07 dicembre 2021

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